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“Quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, è effettivamente ceruleo”, così precisava la mitica Miranda, intenta a far capire alla sua nuova assistente l’impatto del mondo della moda sulle nostre scelte quotidiane. Ma non solo: senza rendersene conto, con questa frase la direttrice di Runway tocca un tema molto sensibile nel campo della traduzione.

Ebbene sì, i colori sono una delle modalità espressive preferite del settore della moda: basti pensare al classico rosso Valentino, al raffinato arancio distintivo di Hermès, per arrivare al moderno Very Peri apprezzato da Versace. Ogni maison e ogni collezione sceglie una o più nuance adatte a rappresentare i valori che intende comunicare. Ecco perché traducendo un colore non si rende solo la tonalità ma tutta la rete simbolica di significati a essa sottesi.

Ed è proprio qui che casca l’asino: può infatti capitare che le lingue – soprattutto se appartenenti a culture molto diverse tra loro – associno allo stesso colore connotazioni diverse, se non a volte persino diametralmente opposte. Il bianco, per esempio, è considerato un simbolo di purezza e pace nei Paesi occidentali, mentre in quelli orientali è collegato alla morte e al lutto. Ma non è finita qui, pochi sanno infatti che non tutte le lingue categorizzano i colori allo stesso modo. Per esempio, fino a un secolo fa, in giapponese per indicare il blu e il verde esisteva un’unica parola.

La soluzione di Fashion Words

Come facciamo dunque a essere sicuri di trasporre in modo accurato il nome di un colore? Fortunatamente oggigiorno esistono vari strumenti che vengono in nostro aiuto. Tra questi vale la pena citare Pantone, un’azienda che – oltre a influenzare il mondo della moda con la nomina del “colore dell’anno” – si propone di standardizzare l’universo cromatico tramite una serie di codici, ciascuno associato a una tinta specifica, rendendo così più sicura anche per noi traduttori la trasposizione da una lingua all’altra.

Ma attenzione, certi colori diventano talmente iconici e distintivi di un marchio o di una collezione che sarebbe un peccato tradurli! A volte i brand preferiscono infatti mantenerli in lingua originale, in modo da rimarcarne ancora di più l’aspetto identificativo.

In conclusione, è difficile individuare una regola omnicomprensiva per la resa dei colori: si tratterà di mediare di volta in volta tra ciò che la maison intende trasmettere e ciò che il pubblico di riferimento può percepire.

 

a cura di Gloria Cazzaro

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